Tenerife: così alla fine hai deciso di partire…
Ormai è un anno che stai lavorando a questo tuo progetto di trasferirti a Tenerife, hai già venduto tutto quello che avevi in casa e ti sono rimaste solo due padelle, due piatti, una sedia e uno schermo Tv/Computer da 17 pollici che per quanto piccolo sia, ogni volta che ascolti un telegiornale, riesce ad amareggiarti esattamente come quello da 50 pollici che fino a qualche mese fa troneggiava nella tua sala… tutta rigorosamente IKEA!
Quando sei in casa non puoi neanche rispondere al cellulare, perché è talmente vuota che c’è l’eco e sembra che parli con la testa infilata in un bidè!
Hai comunicato un mese fa la notizia della tua partenza ai tuoi genitori e sono 30 giorni che ogni giorno (per fortuna è Novembre… Ottobre ne avrebbe avuti 31!) la mamma ti chiama per salutarti e prima che finisca la telefonata si mette a piangere: vai a Tenerife, quattro ore di volo, ma per tua madre è come se parlassi di Marte e tuo padre non ha mancato di lasciar cadere lì, come per caso, un piccolo accenno al tuo tradimento alla loro vecchiaia.
Alla fine, a poche ore dalla partenza, ti hanno augurato buona fortuna e per un attimo hai pensato di vedere la luce in fondo al tunnel, ma quando hanno aggiunto “Sempre se ci credi” hai capito che quella luce in realtà era un treno!
Gli amici alla loro maniera hanno cercato di incoraggiarti con frasi del genere “Fai bene a lasciare tutto” e “Lanciati tu che puoi” ingigantendo ancora di più la tua sensazione di stare per perdere tutto quello che avevi costruito fino ad oggi ed emarginandoti in quel limbo composto dalle “persone che possono” che nelle loro menti si contrappone a “loro che non possono”: ma anche tu hai affetti, una casa, oggetti che sono anche ricordi, un lavoro, degli amici e una famiglia, ma già… tu puoi… mentre loro non possono.
Fa niente, non te la prendi, sai che non ci mettono cattiveria e che è la loro maniera di farti forza, ma magari era meglio che si fossero limitati a un “Buon viaggio e ogni tanto telefona eh?!”…oppure, pensandoci meglio, era preferibile se facevano finta di avere il cellulare scarico e non ti rispondevano!
Tenerife: come stare sull’ottovolante…
Poi sembra un attimo e ti ritrovi in un luogo che non conosci, circondato di facce mai viste; hai fatto persino fatica a scoprire qual’era l’autobus giusto che dall’aeroporto ti portava al tuo appartamentino e, maledizione, il biglietto te lo vendeva l’autista e tu avevi solo 50 euro interi e ti sei preso anche una sequela di insulti… o almeno credi, a giudicare dal tono, perché a parte “imbecil” le altre parole non le hai capite!
La cucina è elettrica e a parte l’acqua che sembra non bollire mai, cerchi di capire come mantecare due maccheroni se ogni volta che alzi la padella dalla piastra elettrica per rigirare il condimento… tutto smette di bollire!
La porta ha una sola serratura che aprirebbe anche Bocelli in una brutta giornata, ma ti dicono di non preoccuparti e uno scarafaggio grande quanto un pony (si chiama cucaracha, ma non hai capito bene se sono poche e hanno dato un nome a tutte come fossero animali domestici o se è la specie a cui appartiene quel mostro) agita le zampe riverso a pancia in su proprio sul tuo balcone che hai appena deciso di non utilizzare fino a quando le ere geologiche non ridurranno in polvere quella creatura preistorica e i venti non ne disperderanno i resti!
Ti cade anche lo specchio del bagno e si rompe, ma sei ancora determinato a guardare le cose sotto una luce positiva e pensi che 7 anni di sfortuna sono un’inezia e che potrebbe andarti peggio se si rompesse un preservativo!
Hai appena discusso 20 minuti con il “recepcionista” perché cercavi un tabacchino dove comprare una normalissima scheda telefonica spagnola per poter chiamare i tuoi genitori e dirgli che stavi bene (o forse è meglio dirgli che stai male, così si sentono più appagati?), ma lui continuava a dirti “Bazar! Bazar!” e tu via a spiegargli che non volevi dei souvenir… ma qui non esistono i tabacchini, ci sono solo queste “tiendas” (e allora come si chiamano quelle appese davanti alle tue finestre?), dove puoi trovare di tutto, da uno stuzzicadenti a un tank!
Tenerife: arriva la confusione…
Sei arrivato a Tenerife da poche ore e ti senti più solo di una particella di sodio nell’acqua Lete: ripercorri tutti i pensieri che hai fatto e che ti hanno portato a decidere di trasferirti e ti sembra di non trovarne neanche uno che abbia più senso di un discorso di Renzi e cominci a chiederti che cazzo ci fai lì e perché non te ne sei restato dov’eri che poi così male non era e che comunque lo schifo di cui ti sentivi avvolto prima almeno era caldo e confortevole e lo conoscevi così bene!
Senti emergere prepotentemente il sospetto di essere solo un fallito che non è riuscito in quello che voleva in patria e si è lanciato incoscientemente alla ricerca di chissà quale realizzazione in una terra straniera e ti convinci che se si tenessero le olimpiadi degli imbecilli probabilmente arriveresti secondo perché… sei troppo imbecille anche per vincerle!
Ma non dura più di qualche minuto: eri pronto a questo, sapevi che avresti avuto momenti di smarrimento, perché questi sono puntuali come le cartelle di Equitalia e si chiameranno anche “smarrimenti” ma non perdono mai la strada per centrarti in pieno quando meno ne avresti bisogno!
Sai che è il momento di fare un passo in avanti e dopo aver controllato bene di non essere sull’orlo di un burrone, ti prepari al primo passo, di una lunga serie (proprio te che hai sempre odiato le camminate!) nella tua nuova vita.
Tenerife: era meglio non uscire!
Potrà mai essere possibile che in un arcipelago con quasi 5 milioni di spagnoli tra residenti e turisti e con altrettanti stranieri provenienti da ogni parte del mondo, la prima persona che incontri debba essere un italiano? Per di più non uno qualunque, no, perché quello avrebbe potuto essere anche piacevole, no no… proprio uno di quelli depressi che “Qui non c’è lavoro” e “I Canari ti guardano con sospetto” e “Se cerchi di spacciare uno spinello ti arrestano”.
Ecco! Finalmente un’informazione utile! Perché è per questo che sei venuto a Tenerife e fanculo la tua laurea in fisioterapia e i tuoi titoli in massoterapia e shatsu… spacciare un po’ di “roba” era la tua vera ambizione e per fortuna che hai conosciuto subito uno che ti ha capito immediatamente e ti ha dato le “dritte” giuste! Sei praticamente madrelingua in tre idiomi differenti, ma fai fatica a capire che dialetto stia parlando questo esemplare ambiguo di umanità e ti chiedi se sia uno dei tanti o se sei talmente sfortunato che se gli iettati volassero ti dovrebbero imboccare con la fionda!
Cerchi di scantonare, ma t’ha bloccato in un angolo e ti spiega che qui è solo deserto e piscine e che gli manca quel senso di “storia” che si respira in ogni angolo d’Italia; te lo dice lui che conosce la storia della Sampdoria dal 1946 e “Senti che ti recito tutte le 80 formazioni fino ad oggi… però scusa ma le panchine no, proprio non me le ricordo!” e che comunque “Fumetti come il Gruppo TNT non se ne fanno più!”.
Alla fine svicoli e torni a casa, sperando con tutto il cuore di trovare un litro di candeggina da bere tutta in un fiato e non pensarci più!
Tenerife: il mangiare è un legame universale…
Chi ha detto questo doveva essere un handicappato mentale di proporzioni cosmiche!
Menù fatti di Gazpacho, Fabadas e Tortillas con dappertutto l’immancabile Paella e le Tapas: dove sono il risotto alla milanese, l’ossobuco, il filetto al pepe verde, gli spaghetti alla carbonara o anche solo delle banalissime scaloppine al marsala?
La mattina alle 8 colazioni con uova fritte e fagioli in umido a fianco di un paio di Canari che bevono un carajillo che esala alcool sufficiente a stendere un facocero ingrifato: sei qui da 24 ore e già il tuo fegato ti ha querelato per stalking e hai sorpreso il tuo stomaco nel tentativo di fare le valigie!
Poi nell’arco dei giorni le cose migliorano: ti indicano un paio di posti dove fare una colazione più “mediterranea” e persino un supermercato che vende cibo italiano anche se ti è bastato dare un’occhiata ai prezzi di un paio di mozzarelle di bufala per ritrovarti a valutare a quanto potresti vendere un rene al mercato nero!
Conosci anche una gentilissima signora canaria che ti dà (rigorosamente in spagnolo) la ricetta per il “Conejo Salmorejo” (sporgendo i denti in fuori e squittendo con le mani aperte e stese ai lati della testa hai appurato che trattasi di “coniglio”!) e per non essere da meno hai insistito per darle la ricetta di un buon ragù alla bolognese, ma quando lei ti ha chiesto “Cocinas la carne con el cazo?” hai rabbrividito alle usanze barbare di questa gente (sarà da questo che dipende il calo della natività?) e ci hai tenuto a specificare “No, no, buenas carnes de muuuuu e muchos burro!”… Così, esclusivamente grazie alla tua intergalattica ignoranza della lingua spagnola, hai creato un mostro di cuoca che preparerà il ragù in una padella e usando solo carne di mucca e di asino!
Col tempo il tuo spagnolo migliora e ogni tanto torni a cercare quella signora, perché non riuscirai mai a perdonarti e a dormire tranquillo fino a che non rimedierai a questo tragico fraintendimento!
Tenerife: E.T. chiama casa…
Sei diventato un alieno per i tuoi amici e i tuoi parenti. Come mai non sei più su Facebook, non posti più su Instagram, non chatti con WhatsApp, non chiami con Skype… insomma in quale paese barbaro sei finito? E’ che adesso hai smesso di avere un “io” virtuale e… sorpresa, sorpresa… hai una vita!
Lavori come recepcionista e sei diventato anche amico di quello del tuo resort che pensavi che ti odiasse e invece semplicemente non ti capiva; esci con i nuovi amici, ti godi le giornate lunghe e calde, leggi (sì, leggi!… Ti eri scordato che si potesse fare, eh?), ti sei iscritto a un corso di sub e la Domenica fai lunghe gite, ogni volta in un angolo diverso di quest’isola che sembra non cessare mai di volerti stupire.
Hai provato a spiegarglielo, ma da loro è inverno, sono tappati in casa davanti ai loro computer, trincerati e soli in un bunker tecnologico, cercando di convincersi di stare vivendo solo perché hanno linkato un articolo di “Informazione Urticante” e alla seconda volta che gli dici che sei tornato dalla spiaggia cominciano a palesarti il loro fastidio, o a gratificarti di una artefatta indifferenza.
Li chiami sempre tu… loro non chiamano mai: sai com’è, è un’internazionale e comunque sei tu che hai abbandonato il grembo di Madre Italia e quindi cosa vuoi da loro?… Abbi almeno la decenza di farti sentire di tanto in tanto!
Tenerife: amicizie e conoscenze…
E’ incredibile come qui sia più facile conoscere le persone e ritrovarsi seduti ad un tavolo a bere una “cañita” (birretta) e a fare quattro chiacchiere! La gente vive il tempo in una maniera totalmente differente che in Italia: ti sei tolto definitivamente l’orologio quando hai capito che gli appuntamenti erano sempre o “Por la mañana” (di mattina) o “Por la tarde” (nel pomeriggio) e che per arrivare puntuale ti bastava guardare dov’era il sole!
Hai regalato le scarpe buone ad un turista italiano che ripartiva e giri sempre in scarpette di tela o ciabattini e la cosa più incredibile è che sorridi sempre, sei abbronzato, sei soddisfatto e lavorare non ti pesa perché non è più un obbligo, ma uno strumento che ti permette di godere di questa nuova vita!
Hai conosciuto persone splendide di tutte le etnie e anche italiani fantastici… va beh… a parte quelli che si sentono “cervelli in fuga” e che magari non hanno neanche tutti i torti, perché è evidente, appena aprono bocca, che davvero il loro cervello è fuggito lontano da loro e per estrema sicurezza… non ha lasciato un recapito!
Non sono cattivi, sono solo persone che stanno troppo bene economicamente per ricordarsi che la vita è fatta anche delle piccole cose e delle esperienze semplici e il venire a Tenerife a godersi il loro benessere in questa splendida isola, è stata la sola grande idea che hanno avuto nella vita… idea che poi ovviamente è morta di solitudine e così adesso stanno qui, ma non sanno bene il perché o se gli piace starci!
Tenerife: la sorpresa dell’imparare quotidiano…
Ti eri scordato cosa volesse dire imparare ogni giorno qualcosa di nuovo: una parola nuova, un modo di dire, una barzelletta, un retroscena politico, un fatto di storia. Ti sei iscritto ad un partito il cui segretario sembra appena uscito da un’esperienza allucinatoria di Woodstock, eppure ti sembra che in qualche modo, la sua maniera scanzonata di essere, ti rappresenti di più di tutti i pinguini imbalsamati che riempivano i telegiornali italiani e voti di nuovo come quando avevi 18 anni: con speranza e sincero desiderio che possa esserci un cambiamento, un miglioramento!
Non solo! Sei diventato anche tu maestro di sub nella scuola che frequentavi e ti appassiona portare gente nuova alla scoperta della parte più “nascosta” di quest’isola, ma hai anche rifiutato una promozione sul lavoro. E’ stata dura spiegarlo ai tuoi genitori e hai cercato di fargli capire che il lavoro alla reception e il part-time come maestro di sub ti danno più di quello che ti serve per essere felice, che ti lasciano tempo per occuparti di te stesso (pensa… c’era un “te stesso” di cui occuparsi e tu lo avevi bistrattato e ignorato per tutta la vita!) e tua madre è stata comprensiva e ti ha detto “Beh, se ti basta rispondere al telefono e fare un bagno la Domenica fai come preferisci!”.
Non te la sei presa, lo sai che è la loro maniera di parlarti, di dirti che ti vogliono bene e magari presto riuscirai a farli venire a Tenerife per una vacanza e allora… ahhh, allora sì che potranno vedere la nuova persona che sei diventato e chissà che non gli prenda lo sghiribizzo di restarsene qui con te per qualche mese all’anno!
Dei vecchi amici ne sono rimasti un paio che ora non ti chiedono più come hai fatto a trovare i soldi per partire, perché hanno capito che quelli li hanno intorno a loro: la loro macchina, i televisori, i vestiti, i cento apparecchi di elettronica, gli abbonamenti a Sky, gli acquisti a rate e cento altre cose a cui se rinunciassero per un anno metterebbero via più di quello che gli potrebbe servire per trasferirsi!
No, adesso ti chiedono consigli, informazioni e all’improvviso scopri che sei diventato un esperto di piccola burocrazia e di “primi passi” e a volte li freni e altre li stimoli, perché valutino bene la tua nuova vita e come potrebbero trovarcisi: sono loro che mettono in programma visite a Tenerife, perché di centinaia di persone che frequentavi, solo quel paio ti era veramente affine e non ti stupiresti se domani ti chiamassero per dirti che stanno arrivando!
Tenerife: come il sole quando taglia la nebbia…
Alla fine arriva il giorno, quello in cui ti volti indietro a riguardare il te stesso pallido, nevrotico, emaciato, stressato, logorato e insoddisfatto, perennemente appesantito da una plumbea cappa di rassegnazione e di inevitabilità e contemporaneamente osservi allo specchio la persona in salute, sorridente, abbronzata e con un guizzo negli occhi che si era sopito da quando eri poco più che ragazzino.
Ti sembra quasi un brutto sogno, non ti sembra possibile che la tua vita non sia stata sempre così e sai che sei stato bravo, determinato, che ti sei mosso bene e che hai avuto quel pizzico di fortuna che ti ha permesso di tornare a nascere e di riscoprire quella gioia di vivere che avevi perso, quella felicità di svegliarti al mattino e di saltare fuori dal letto pronto ad andare incontro a nuove sorprese e nuove soddisfazioni.
Hai dei problemi? Certo, come tutti, ma è lo spirito con cui li affronti e le motivazioni che ti spingono a farlo che sono cambiati e se un problema è tale ha sempre una soluzione, se non ce l’ha… allora non è un problema, è un fatto e basta imparare come meglio conviverci! La vita è più semplice qui, per chi come te l’ha capito e ci si è calato anima e corpo, rinunciando a tanto per trovare di più, abbandonando molto per ottenere tutto!
Molti non ce l’hanno fatta e tu li hai visti: sono arrivati con la loro ignoranza e la loro arroganza e in breve hanno reimpacchettato tutte e due nelle loro Sansonite fiammanti e sono tornati in Italia sputando veleno su ciò che non hanno compreso e a cui non hanno prestato la giusta attenzione.
Un po’ ti dispiace per loro… ma solo un po’, perché il ciangottare dei pappagalli ti ricorda che è quasi sera e che gli amici ti aspettano per una grigliata sulla spiaggia; quattro salsicce per carità, ma dentro di te c’è un solo pensiero…
“Tenetevi pure i locali cool, i lounge bar, i fusion restaurant, le macchine di lusso e i vestiti griffati: io vado in ciabattini la dove voi non osereste mai seguirmi… nella mia nuova vita!”
Hasta pronto!
Ho divorato la tua storia e come già da anni …sapevo…provo felicità per chi come te ha cambiato in meglio il proprio esistere. Io anche se ho 54 anni ho deciso che la mia vita non può finire nella pianura padana, ma mio figlio non è ancora maggiorenne e ha ancora bisogno del mio supporto. Ma tra non molto prenderà la sua strada…Ed io la mia… nel frattempo farò un viaggio a Tenerife o a Fuerteventura per decidere dove ricominciare a respirare….
Che posso dirti Antonella? Ho la tua stessa età, ho lasciato anch’io la pianura padana e non è che ho cambiato in meglio…semplicemente mi sono costruito la vita che volevo! Quando ne parliamo con i nostri amici rimasti in Italia, glielo leggi in faccia che le nostre scelte per loro non sono affatto “il meglio”!
Ma queste sono problematiche di cui ormai ci siamo liberati per sempre e loro la possono pensare come credono meglio…
Se deciderai di fare un salto da queste parti per valutare l’ipotesi di trasferirti, contattaci sulla nostra pagina Facebook “Io vivo a Tenerife” (https://www.facebook.com/iovivoatenerife/) usando il tasto MESSAGGIO che troverai in alto dentro l’immagine di copertina: sarà un piacere incontrarti, fare quattro chiacchiere e, se lo vorrai, darti qualche piccolo e personalissimo consiglio!
A presto Antonella!