Questi sono giorni in cui il pensiero corre continuamente a questa pandemia che stà scuotendo gli stili di vita di tutto il mondo e sopratutto le coscienze di tutti noi che volenti o nolenti ci ritroviamo a pensare a se la nostra età o le nostre patologie passate possono farci rientrare nelle cosidette “categorie a rischio”.
Incredibilmente però, ancora di più che a noi stessi, ci ritroviamo a pensare e a parlare dei nostri affetti rimasti in Italia e quello che più ci colpisce è la difficoltà o addirittura l’impossibilità di poter viaggiare a nostro piacimento per poter essere vicino ai nostri cari in momenti come questi, in cui sentiamo più che mai di fare parte di una stessa famiglia.

Non spenderò neanche una parola per opinare sulle misure cautelative messe in campo in Italia per il CoronaVirus perchè credo che quando una nave attraversa un’improvvisa tempesta non ci sia tempo per polemiche, opinioni o democrazia: se ci si vuole salvare bisogna agire in maniera uniforme, compatta, responsabile e obbedire agli ordini dell’uomo sul ponte, il Capitano del vascello preposto a coordinare tutte le operazioni fino all’arrivo della bonaccia.
Quando si navigherà su mare calmo allora (e solo allora…) sarà il momento di verificare se il suo operato sia stato efficace, se sia il caso di complimentarsi per le sue decisioni, o se sia arrivato il momento di cambiare capitano o addirittura, in caso di resistenza, di ammutinarsi!
Ma fino ad allora…

Noi Italiani di Tenerife il CoronaVirus lo viviamo come sospesi tra la nostra realtà di pochi o nulli controlli e un’apparenza di normalità con esigui casi di infetti. L’apprensione vera è quella per i nostri amici e parenti rimasti in Italia da dove ogni mattina ci arrivano, persino tramite la stampa spagnola, bollettini simili a quelli di guerra, con numeri di morti e contagiati terrificanti.
Siamo consci che in Italia il picco deve ancora arrivare e che anche qui, con la nostra ventina di casi riscontrati, non siamo che all’inizio visti i locali pieni, le spiagge affollate e fiumi di turisti che continuano ad arrivare da tutta Europa… a breve potremmo trovarci in una situazione anche peggiore che il resto d’Europa e con strutture sanitarie assolutamente sottodimensionate rispetto allo scatenarsi di un’eventuale pandemia.

Ma siamo preoccupati, lo ripeto, non tanto per noi ma per tutti quelli che abbiamo lasciato “a casa” e che se succedesse qualcosa non sappiamo neanche se potremo raggiungere in tempo perchè non solo esiste la possibilità che non ci facciano partire ma oltretutto dobbiamo tenere presente il rischio di non poter poi ritornare e vedere tutto il nostro lavoro qui naufragare per la nostra assenza… Il che lacera ulteriormente le nostre coscienze in bilico tra la ragione e il sentimento.

Ci appoggiamo al buon senso, alle statistiche che ci dicono che le probabilità di un evento tragico sono bassissime e alla speranza che il nostro corpo operi in maniera autonoma e che, sul lungo periodo, ci protegga e immunizzi da questo imprevisto obbrobrio e intanto cerchiamo di continuare a vivere.
Tentiamo di non farci condizionare, di proseguire nel nostro lavoro, di continuare a salutarci, andando al mare o in piscina e augurandoci inconsciamente (e in parte incoscientemente) che davvero il virus sia sensibile alle alte temperature e che i nostri 30 gradi attuali bastino a sterilizzare paure e angosce.

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Da sempre credo che buon senso e responsabilità debbano andare a braccetto con un po’ di sano ottimismo e, a prescindere da tutto, anche con un  pizzico di umorismo, che sono toccasana per il nostro fisico e per la nostra mente.
E allora permettetemi di concludere questo articolo citando completamente qui sotto uno scritto di Matteo Bianx, blogger e opinionista, che ha rilasciato un Vademecum di 10 punti su come sopravvivere al CoronaVirus, uno testo che ritengo geniale, bilanciato e con quel tocco di pragmatica ironia che magari potrebbero farvi trovare dentro di voi la giusta dose di speranza ed ottimismo che aiuteranno ad arrivare a domani, alla prossima settimana e via dicendo fino…alla bonaccia!
Quindi grazie Matteo per la tua vena polemica ma leggera e godibile e se anche a voi piacerà il suo stile tanto quanto ha conquistato noi, potete seguire questo geniale blogger dal suo profilo FB: https://www.facebook.com/matteo.bianx.

 

Come sopravvivere al CoronaVirus e vivere felici (fino alla prossima catastrofe):
IL VADEMECUM DEFINITIVO
(https://www.facebook.com/matteo.bianx/posts/10157222684202903)

“Dopo essere sopravvissuti a stento alla terza guerra mondiale di gennaio, ora abbiamo a che fare con l’apocalisse virologica. Per marzo prevedo l’invasione aliena, ma andiamo con calma: un’ondata di panico alla volta, per favore.

1) Il CoronaVirus – o per gli amici CoronaVAIRUS – entra dalle vie aeree superiori e dopo qualche giorno scende nei polmoni. Ciò significa la faccia, bocca e naso. In Cina i contatti fisici sono molto limitati in generale, ma in Italia ci piace condividere copiosamente i fluidi corporei attraverso abbracci o baci. Ecco, limitiamo l’affetto. Che di base a me non piace, eh, perché non sopporto chi si avvicina troppo, come quelli che ti parlano a 3 cm di distanza. Avrei voglia di prenderli a testate, ma così rischierei il contagio. Ti sento, giuro, puoi stare anche a 3 metri e ti sento.

2) I sintomi principali del coronavirus sono tosse e raffreddore. Il consiglio migliore è quello di rimanere lontani ed evitare socialità. Non è un caso che siano state rinviate partite o chiuse scuole. Di base la scelta migliore è stare sul divano il sabato sera. Fossero tutti come me, il CoronaVirus sarebbe circostanziato in brevissimo tempo. Al messaggino Whatsapp “Usciamo stasera?” puoi rispondere con “No, c’è il Coronavirus”. Nessuno può dirti niente, hai la benedizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

3) Avere il CoronaVirus non è una condanna a morte. Puoi respirare male, ma “chi viene assistito può sopravvivere anche con polmoni che funzionano al 5-10%. In qualche giorno, se le cose vanno bene, il corpo dovrebbe reagire e sconfiggere il virus”. Parole di dottore. Di base è come l’ignoranza: si può curare.

4) Se sei stato in zone dove sono segnalati casi di infezione o se hai avuto contatti diretti con persone risultate positive, informa il numero verde 1500, il medico di base, la polizia o, che so, Mc Gyver. Tutto, ma non andare all’ospedale. Sarebbe come avere un giubbotto esplosivo addosso e cercare di disarmarlo dentro una scuola. Chi non capisce la gravità di questo punto, allora deve procurarsi davvero un giubbotto esplosivo, recarsi su un cucuzzolo lontano da tutti e farsi detonare.

5) Lavati spesso le mani per almeno 20 secondi, con acqua e sapone. Ma questa regola funziona sempre, eh. Ti rendi conto che le noccioline lasciate sul bancone degli aperitivi presentano percentuali di urina e feci? Ecco, questo perché la gente non si lava le mani quando va in bagno. E sì, ora non guarderai le noccioline con gli stessi occhi di prima.

6) In alternativa, se non ci sono acqua e sapone, usa un gel che abbia almeno il 60% di alcol. Le vendite di Amuchina et similia sono schizzate alle stelle, ma non serve a niente se le percentuali alcoliche sono meno del 60%. Forse fai prima a usare della sambuca, per dire. Ma che spreco.

7) Per starnutire basta mettersi le mani davanti alla faccia o farlo nell’incavo del gomito. Sembra assurdo, ma non tutte le persone sanno farlo. Molte credono infatti che l’unica modalità sia quella di farlo liberamente, lanciando molecole di muco alla velocità della luce verso qualsiasi cosa nell’arco di un metro quadrato. Come il ciclista che ho incrociato l’altro giorno mentre camminavo sul marciapiede: arrivato alla mia altezza ha ben pensato di esplodere uno starnuto epico, trasformandosi temporaneamente in un irrigatore da giardino. La mia reazione è stata compassata: sono rimasto bloccato 10 minuti nella stessa posizione, valutando l’idea di darmi fuoco per lo schifo che provavo. Ma poi son tornato a casa e mi son fatto la doccia. Un’altra, dico.

8) Il Coronavirus può sopravvivere sulle superfici. Anche in questo caso, basta lavare, che sia il pavimento o un oggetto. Per essere sicuro ho la fatto la doccia di candeggina alla mia auto. Ora è inevitabilmente danneggiata, ma è il posto più sano del mondo e sarà un rifugio perfetto all’occorrenza.

9) Si stima che il periodo di incubazione vari fra 2 e 11 giorni, fino ad un massimo di 14 giorni. Proprio per questo motivo nell’ipotesi di contagio le autorità sanitarie suggeriscono un isolamento casalingo di due settimane. E al momento sto valutando l’idea di chiamare domani al lavoro e dire che mi sento molto il CoronaVirus. Anzi, due CoronaVirus, rilancio.

10) Il virus non si trasmette per via alimentari. Se il cibo è manipolato rispettando le buone pratiche igieniche, allora non c’è nulla da temere. Chiaro è che se a preparare la pizza, l’involtino primavera o il kebab è Ciccio, detto tra gli amici “La Cloaca” per via della sua avversità verso l’igiene personale, be’, sappi che il Coronavirus è l’ultimo dei tuoi problemi.

Per finire: allarme sì, allarmismo no. Basta buon senso e qualche precauzione igienica per evitare la pandemia. Ma a questo punto non so se sto parlando di CoronaVirus o di idiozia.”